Vogliamo che in moto ci sia sicurezza per tutti, una sfida impossibile?
- Dettagli
-
12 Nov 2014
Non la pensa così la Polizia Stradale, che proprio in EICMA ha presentato proposte concrete su questo aspetto a dimostrazione che sembra che siano più soggetti ESTERNI ai motociclisti quelli maggiormente CONSAPEVOLI della strada da percorrere per raggiungere questi obiettivi.
E' stato difatti un notevole successo di pubblico lo stand della Polizia Stradale, realizzato in collaborazione con BMW, presente all’EICMA alla 72^ Esposizione Mondiale del Motociclismo (l’Edizione del Centenario).
I visitatori hanno potuto sperimentare un percorso dopo aver indossato degli speciali occhiali graduati che simulavano gli effetti dello stato di ebbrezza e, assoluta novità, anche della stanchezza; sono poi potuti salire su una moto virtuale per provare la propria abilità al volante, testando anche quello che accade quando si guida dopo aver bevuto oltre il limite consentito dalla legge.
I motociclisti della Polizia Stradale, per i quali la moto è lavoro e passione, si sono confrontati con i “colleghi” centauri per convincerli che è possibile divertirsi senza rischiare la vita! Perché i dati sul fenomeno infortunistico che coinvolge i motociclisti richiede la massima attenzione da parte di tutti coloro che si occupano della loro sicurezza.
Si parla di più di 2 morti al giorno sulle due ruote dove su 3385 morti sulle strade nel 2013, ben 849 erano motociclisti!
Secondo la rilevazione Aci-Istat relativa al 2013 sul fenomeno infortunistico in Italia, le vittime totali dell’incidentalità stradale sono passate da 7.096 nel 2001 a 3.385 del 2013, con un decremento del -52,3%.
Se si limita però l’osservazione a ciclomotori e motocicli si rileva che la diminuzione dei deceduti – dai 1.426 del 2001 agli 849 del 2013 – è nel decennio percentualmente inferiore (-40,4%).
I motocicli sono la seconda categoria di veicolo, dopo le auto, coinvolta in incidenti (43.010 moto contro 226.185 auto su un totale dei veicoli coinvolti in incidenti pari a 334.906); le vittime a bordo di motociclo (849) rappresentano il 25% del totale dei morti a bordo di veicoli (3.385).
L’indice di mortalità dei guidatori di motocicli (*) – pari a 1,68 – è il più elevato tra le diverse categorie di veicoli. I motocicli, pertanto, continuano ad essere la categoria di veicolo più pericolosa, seguiti da biciclette e ciclomotori.
(*) calcolato rapportando il numero dei morti per 100 veicoli coinvolti.
Nel 2013, d’altra parte, si registra una incoraggiante diminuzione delle vittime sulle due ruote dalle 822 del 2012 a 724.
Proteggere i motociclisti è un obiettivo europeo dove questa categoria di utenti risulta essere quella per la quale è più difficile ottenere una riduzione rilevante del tasso di mortalità.
Tanto che il Programma dell’Unione Europea per il decennio 2011-2020, che si propone di dimezzare ulteriormente le vittime da incidente stradale, ha previsto espressamente tra i suoi sette obiettivi strategici la tutela delle categorie più vulnerabili di utenti stradali - in particolare i motociclisti, oltre ai pedoni ed ai ciclisti - anche attraverso la ricerca, lo sviluppo e la promozione di sistemi di protezione individuale.
Si inserisce in questa prospettiva il progetto STEP STudio Efficacia Paraschiena, lanciato proprio all’EICMA del 2011, che da circa 3 anni impegna 32 Sezioni Polizia Stradale congiuntamente all’Istituto Superiore di Sanità: un’indagine concepita per monitorare la diffusione dell’utilizzo del dispositivo tra i conducenti delle due ruote e la sua efficacia sulle conseguenze dell’incidentalità stradale.
Con il paraschiena diminuiscono i morti sulle due ruote e le lesioni conseguenti.
Posta l’esistenza di due livelli di protezione - un livello minimo connesso ad indumenti con rinforzi protettivi ed un livello massimo costituito dal dispositivo paraschiena a guscio rigido e/o dalla giacca-giubbotto dotato di airbag -, la ricerca fa emergere una preoccupante diminuzione dell’uso complessivo di tutti i mezzi di protezione (da 36,2% nel 2011 a 22,3% nel 2014).
D’altra parte, l’uso dei dispositivi di sicurezza a più elevato livello di efficacia, ed in particolare dei paraschiena, ha avuto un trend contrario, passando dal 10,3% nel 2011 al 17,9% nel 2014 quindi con un aumento di un risicato 7,6% in due/tre anni. Complice la crisi economica o una maggiore insensibilità alla sicurezza da parte dei motociclisti?
Su un totale di circa 2.900 infortunati, in 812 casi il conducente ha riportato conseguenze serie che hanno determinato un ricovero ospedaliero o un decesso. In 142 casi il conducente ha riportato un trauma alla colonna, con un trend in discesa inversamente correlato al trend in salita dell’uso dei dispositivi paraschiena ad alta efficacia.
Negli incidenti con le conseguenze più gravi (ricoverati o deceduti), la percentuale di lesioni alla colonna è più bassa in coloro che utilizzano un dispositivo di protezione per la schiena ad elevata efficacia (13,8% contro 18,1%).
Ma chi usa il paraschiena secondo la statistica? E’ un uomo di 40 anni, predilige l’uso di motoveicoli, specie di alta cilindrata e viaggia spesso su strade a scorrimento veloce (autostrade nel 34% dei casi). Il campione ha riguardato 2650 incidenti, di cui 2080 con coinvolti motociclisti (78,5%) e 570 con conducenti di ciclomotori (21,5%),
Globalmente il paraschiena ad elevata efficacia è usato molto di più dai motociclisti 17,2% rispetto ai “motorini” (1,6%).
Risulta invece ormai assodato l’uso del casco, sia tra i conducenti di motocicli (98,4%) che tra i conducenti dei ciclomotori (94,2%).
L’attenzione ai motociclisti come utenti vulnerabili della strada ha impegnato anche l’attività di formazione e informazione della Polizia Stradale che ha realizzato del materiale audiovisivo con regole e consigli per i motociclisti, disponibile sul canale YouTube della Polizia di Stato ai seguenti link:
http://www.youtube.com/watch?v=sJhHn2LCWqc&feature=plcp
http://www.youtube.com/watch?v=8yetr8LXLWw&feature=plcp
http://www.youtube.com/watch?v=tjuUYIF6cAA&feature=plcp
Fonte: ASAPS
Coordinamento Italiano Motociclisti
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
© Riproduzione concessa citando la fonte e il link all'articolo.
Leggi tutto...