C'è sicurezza e sicurezza…
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29 Mar 2014
Analizzando la stampa di settore ci si rende conto che forse è più facile scrivere di cose che "lasciano il tempo che trovano" piuttosto che affrontare i VERI NODI strutturali del motociclismo attivo.
E' facile constatare che se vi è un preciso interesse commerciale di qualche azienda che propone dispositivi specifici legati alla sicurezza, il numero di articoli su questi si sciupano sulla carta stampata così come in rete.
Sorge quindi il dubbio che i cosiddetti "media" più che obbedire ad una visione obiettiva nell'interesse del lettore, si muovano su logiche di "mercato" o di "spinta" specifica da parte di aziende fortemente interessate a vedere alzare i propri fatturati.
Oppure si affrontano argomenti che sembrerebbero riservati ad un mondo che non è quello reale (ad esempio: sicurezza dei GoogleGlass andando in moto?).
A volte ci si domanda: ma chi scrive questi articoli va in scooter od in moto tutti i giorni o non sale su una sella da un pezzo? Buche in ogni dove, parcheggi inesistenti, auto che ti rasoiano da ogni parte, cartelli di segnaletica sparati alla carlona, segnaletica orizzontale scivolosa, e queste cose sono una minima parte di quanto vediamo ogni giorno.
Poi trovi davanti a te il motociclista con specchietti retrovisori formato lente a contatto (però iper cromati che fanno tanto figo) che difatti NON ti vede dietro a lui e ti taglia il sorpasso... con il suo bel jet in testa con il cinturino bello aperto che sbatacchia sul collo…
E ti dici: sicurezza? Il problema della sicurezza è avere l'ultima super generazione di ABS con controllo di stabilità, oppure allacciare il casco e magari averlo integrale e non jet a scodella?
Il problema dei motociclisti è "smettere di fumare"? Perché una Panda ai 100 all'ora che ti sbatte dentro alla forcella distingue tra il motociclista fumatore e quello no? Ma di cosa stiamo parlando? Ma poi perché uno dovrebbe comprare dell'editoria di settore che parla di baggianate simili?
Forse si è perso il confine tra il "giocare con la moto" e "l'andare in moto", ci siamo fatti prendere la mano da fenomeni di costume, di moda, dove il concetto di "trasporto" di cose e persone e di mobilità è andato perduto.
Tutto qui. La moto come "tempo libero" è il regno del pressappochismo, del "ma sì che va tutto bene", della spensieratezza fine a se stessa e quindi sono QUESTI i discorsi che si vogliono sentire..
Poi, se succede il "patatrac" è storia singola, negata sovente, storia di punti, ossa rotte, di controlli per anni, di una fisicità a volte compromessa per sempre, ma di questo se ne parla poco, diventa antipatico farlo, meglio la polvere sotto il tappeto.
Oppure vai con i mille articoli del "motociclista contro auto" della stagione estiva, e quindi inutili nella loro volontà preventiva (abitudine alla notizia).
Ecco: qui sul sito del C.I.M., vogliamo un ALTRO motociclismo, quello vero senza lustrini né paillettes, quello delle persone che vogliono continuare ad ANDARE SEMPLICEMENTE in moto, per vivere la loro passione, nonostante tutto e tutti.
E per farlo per LUNGO, lunghissimo tempo, VUOLE cambiare quello che non va. Punto.
Chi ha questa "visione" delle cose può unirsi a noi, e per il resto? Solo "chiacchiere e distintivo…."
Lampeggi "normali"….
Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione
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