Siamo stufi di dover cambiare i cerchioni !
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16 Apr 2013
E' quello che pensiamo un po' tutti, quando alla terza buca infilata con la ruota anteriore il meccanico ci presenta il suo conto. Dover sostenere a tutti i costi l'industria dei cerchi per ruote da moto potrà farci ottenere una medaglia per "far girare" l'economia, ma è certo che sono altre le "cose" che girano.
Che la situazione sia grave lo dicono i numeri. A Milano è stato dato il compito del monitoraggio ad “Ambrogio”, il sistema per raccogliere le segnalazioni dalle varie zone, ed in un anno sono arrivate più di mille telefonate per segnalare la presenza di buche. A Roma, se possibile, anche peggio. Nel 2011, quarantaquattro nuove voragini di consistente diametro e profondità. Ben settantadue quelle rilevate nel corso del 2012, un incremento del 61%. Dovendo registrare ventotto “altri dissesti” equamente suddivisi tra allagamenti, avvallamenti e cedimenti, per un totale complessivo di 100 segnalazioni, dislocate in numero assai differente nei Municipi.
Non pochi gli episodi di particolare entità. Come quello verificatosi nel febbraio 2012 in via Tarcento nel VI Municipio, dove una perdita d’acqua ha provocato lo scivolamento nel garage di un muro di un palazzo. Oppure quello del giugno 2012 in via Leone XIII nel XVIII Municipio, dove il cedimento di una fognatura ha spalancato una voragine di 12 metri per 6, con pesanti ripercussioni sulla viabilità. Oppure quella, dell’ottobre 2012, in piazza Albinia all’Aventino, dove si è aperta una voragine di 10 metri per 3, profonda 5.
Le cause, almeno per quel che riguarda il centro-sud, sono in gran parte riconducibili ad attività del passato. In molte regioni, dal Lazio alla Sicilia, per decenni si sono cavati i materiali per la costruzioni dei nuovi edifici quasi in loco. Senza contare i casi di cunicoli per le condutture. Insomma, un sottosuolo più che fragile che continua a risultare ignoto. E anche lì dove non lo è, continua in pratica a esserlo.
Accade così a Roma, dove ci sarebbe la Carta della “suscettibilità agli sprofondamenti antropogenici”. Un documento elaborato da esperti dell’Ispra, del Cnr e del Dipartimento nazionale della Protezione civile e del Dipartimento Urbanistica di Roma Capitale. Un monitoraggio dello status quo che ha permesso di individuare i quartieri a più alta probabilità di apertura delle voragini, quelli nella zona est di Roma, Casilino, Prenestino, Appio-Latino e Tuscolano.
Uno strumento di prevenzione ancora inutilizzato. È così che quelle aree (e quello studio) rimangono senza l’attenzione necessaria. Almeno fino al nuovo sprofondamento. All’ennesima voragine. Le città, soprattutto le strade, trappole infernali nelle quali automobilisti e motociclisti cercano giornalmente di non sprofondare.
Concretamente si tratta di scarse risorse a disposizione, di budget sempre più esigui da impegnare nella manutenzione. Anche se, mentre si tenta di risparmiare, si va incontro a spese forse anche superiori, seppure non nell’immediato.
Gli uffici legali dei Comuni sono sommersi da ricorsi dei tanti infortunati guidando o semplicemente passeggiando per le strade. Tanto per non rimanere nel vago: a Roma, il Comune paga venti milioni di euro in risarcimenti per danni fisici causati dalle buche e dal dissesto stradale.
Quello che inizialmente era un problema quasi insignificante si è progressivamente trasformato in un’emergenza, causata da inequivocabili mancanza di disponibilità, ma anche da incapacità di gestione. Da un sistema, quello politico, spesso al collasso perché incardinato su ormai incontrollabili logiche, che in nome di vincoli, non di rado clientelari non riesce più a garantire neppure i servizi essenziali.
Per ulteriori informazioni : www.voragini.it
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