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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Biciclette sui marciapiedi: i prossimi saremo noi?

CiclistiMarciapiedi

Le due ruote senza motore ormai invadono altri spazi, per sopravvivenza: la classica soluzione dove la politica è assente e la società da' le sue riposte, non sempre corrette. La parola quindi ai ciclisti, sperando di non dover essere noi, motociclisti a doverli imitare in futuro!

Non siamo bastardi senza gloria per indole o per partito preso, noi ciclisti da marciapiede. Cioè tutti quelli che usano la bici veramente, a Milano e a Roma e altrove. 

Siamo quasi sempre gente altrimenti corretta. Siamo meno pericolosi , per dire, di quelli che denunciano la nostra maleducazione e poi parlano nostop al cellulare in auto, rischiando un paio di vite a telefonata. 

A proposito, se non si fosse capito, noi saliamo sui marciapiedi per non morire; non per sfrontatezza, ribellismo generico, scarso rispetto dei pedoni. Che invece stimiamo, e tentiamo di evitare in tutti i modi. 

Però adesso sta scoppiando una guerra tra poveri, e ci stiamo tutti radicalizzando. I veterani come i neofiti/e, che pedalano perché è bello ma anche perché sono in spending review. Per risparmiare sulla palestra o sulla benzina.

E non hanno scelta, nelle nostre città, spesso, i mezzi pubblici non aiutano; di certo non aiutano i ciclisti: se si è dietro un bus che si ferma conviene salire sul marciapiede, piuttosto che superare e forse venire uccisi, oppure venire uccisi lentamente dallo scappamento. 

E forse, per sopportarci, i pedoni potrebbero fare due conti. 

Ogni ciclista in più è un motore inquinante in meno o un posto a sedere in più sui mezzi. 

Ogni potenziale ciclista che vorrebbe usare la bici ma teme insulti e Suv è un'auto in più che gira e una forza civilizzante in meno tra la marmaglia ciclistica (quelli che rinunciano sono tipi miti; migliorerebbero la nostra immagine). 

In ogni città, New York inclusa, ciclistizzata dal sindaco Bloomberg, guardate cosa è successo a Nicole Kidman, ci si può scontrare. Ma a Milano e Roma va peggio. I ciclisti sono senza diritti e senza ciclabili. Si arrangiano per necessità e passione, però si incattiviscono. 

Però. Ciclisti, pedoni, Comuni non dovrebbero pensare a Manhattan, ai paparazzi e alle dive. 

Casomai, informarsi su Seattle, dove ciclisti e pedoni hanno sempre la precedenza; e dove i consulenti ciclisti di un sindaco biciclettaro hanno studiato percorsi che sfruttano le pendenze più dolci; e tantissimi pedalano, in una città più ripida di Roma. 

O anche valutare città americane più squattrinate e sfrontate. Dove, sui marciapiedi, trionfano i cartelli «Share the Road», condividete la strada; ciclisti e pedoni lo sanno e si adattano, più o meno (i percorsi ciclabili sono meglio).

Tratto da corriere.it

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio comunicazione

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