L’italia della moto sta svaporando?
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16 Nov 2014
La notizia è nota, ovverossia un fondo arabo (INVESTCORP) compra l’80% di Dainese.
Al fondatore resterà in mano il 20%: fondata a Vicenza 40 anni fa l’azienda ha investito in brevetti e tecnologie avanzate, ma ora passa in mano straniera.
Dopo Ducati comprata da Audi e Mv Agusta che ha ceduto il 25% alla Mercedes, un’altra società italiana legata al mondo delle moto passa di mano.
È la Dainese, fondata a Vicenza nel 1972 da Lino Dainese: l’80% dell’azienda è stato acquistato dal fondo d’investimento del Bahrain, Investcorp per 130 milioni di euro.
L’operazione è stata conclusa grazie all’intermediazione di Mediobanca.
Dainese, che negli ultimi anni ha realizzato una serie di brevetti innovativi, come la giacca dotata di airbag, «trova ora un partner giusto per affrontare un momento di grande sviluppo» commenta il fondatore. «Credo che i risultati registrati, la presenza globale e il network commerciale di Investcorp supporteranno l’espansione internazionale dell’azienda e la sua continua innovazione nei prodotti offerti. Sono certo inoltre che il loro aiuto mi permetterà di concentrarmi nuovamente su quello che e’ la mia passione: la continua ricerca rivolta all’innovazione tecnologica del nostro prodotto, in particolare del D-Air».
Dall’altra parte i nuovi proprietari per bocca di Hazem Ben-Gacem capo del team europeo di Investcorp si dicono «onorati adi avere la fiducia di Lino Dainese e di essere i custodi di questa eccezionale azienda, costituita oltre 40 anni. Dainese è un brand icona, con risultati che confermano di essere leader in un mercato multimilionario ed è esattamente il tipo di azienda in cui vogliamo investire per garantirne la crescita, dopo che il suo fondatore l’ha portata al successo.
Non vediamo l’ora di cominciare a collaborare con il team e con Lino Dainese stesso, così da poter consolidare la già affermata reputazione del brand e riuscire a conquistare nuovi mercati».
In un mercato globale è evidente che non si può ragionare in termini di cortili locali, ma se questo significa ridurre il potere d’acquisto di chi abita in quel Paese la domanda è se questo sia corretto: l’Italia sta vedendo scivolare verso il basso uno stato sociale ed un tenore di vita sostenibile a fronte di guadagni maggiori per poche persone.
Giustissimo rimanere sul “mercato” ma governo ed imprenditori dovrebbero trovare la strada per salvare le maestranze locali: speriamo che si valuti anche questo aspetto in questa fase evolutiva del marchio.
Coordinamento Italiano Motociclisti
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