Le interviste del CIM: LIVIO ZOLI
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17 Ago 2013
Iniziamo con questa rubrica una serie di interviste a personaggi del mondo delle due ruote: lo scopo è quello di dare spazio alle tante realtà che questo mondo variegato offre, dai club monomarca, ai concessionari, a chi con la moto ci campa o a chi semplicemente la usa per muoversi in città. Abbiamo deciso di iniziare da....noi, ovvero da chi nel Coordinamento Italiano Motociclisti si impegna in prima linea
La prima intervista quindi è a Livio ZOLI segretario del Coordinamento Italiano Motociclisti.
D: Livio, tu sei uno degli esponenti del vecchio Coordinamento Motociclisti (C.M.) che è presente nel nuovo Coordinamento Italiano Motociclisti (C.I.M.), cosa è cambiato a tuo avviso in questo passaggio?
R: Lo spirito di base, che fece nascere nel 1991 il CM, si trova tutt’ora nel rinnovato CIM. Gli anni passano, tutto si trasforma, le persone cambiano ed è per questo che ad un certo punto si è sentita la necessità di un rinnovamento.
Dunque, ci siamo ritrovati ad un bivio: rinnovare tutto, oppure continuare su quella strada che avrebbe decretato la morte del CM per apatia e immobilismo. Abbiamo deciso di rinnovare tutto. E’ stata un’impresa non da poco, basti pensare che tutti i fondatori del CIM sono volontari, lo hanno fatto e lo stanno tutt’ora facendo con spirito di sacrificio e con orgoglio. Nessuno ha delle capacità tecniche specifiche in associazionismo e nessuno è un politico o è legato alla politica, di qualsiasi colore essa sia, ma siamo semplicemente degli appassionati motociclisti che hanno voluto con forza fare in modo che tutti gli anni passati, in cui il CM si è impegnato per la difesa dei motociclisti, non fossero dimenticati o, peggio, sprecati.
Purtroppo una cosa non è cambiata in tutti questi anni: la mancanza di una coscienza civile dei motociclisti italiani, del coraggio di mettersi in gioco, di associarsi in un grande gruppo ed avere una sola voce forte e decisa per poter difendere la propria passione. E’ una questione di sottolivello culturale che persiste in Italia. Infatti pochissimi sono disposti a mettersi in gioco, molti stanno ad aspettare che altri facciano il lavoro sporco, per poi limitarsi a criticare qualora le battaglie non giungano ad esito positivo.
Raggiungiamo il peggio quando rivolgiamo ai motociclisti la nostra richiesta di associarsi al CIM e puntualmente riceviamo la risposta classica per eccellenza: “tanto non cambia niente”. Dunque, io non voglio stare fermo ad aspettare che altri decidano della mia vita, ma voglio essere l’autore del mio futuro, ecco perché faccio parte del CIM.
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D: Quale sono le motivazioni che ti portano a sottrarre tempo agli affetti familiari, magari anche al lavoro o comunque al tuo tempo libero, per impegnarti nel C.I.M.?
R: Molto probabilmente sono la consapevolezza e la ricerca di una crescente dignità personale. La celebre frase di Martin Luther King “Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla” esprime esattamente quello che penso; senza dover per forza fare cose eclatanti e rivoluzionarie come l’autore della frase, se ognuno di noi, nel proprio piccolo, si impegnasse a migliorare le cose, si potrebbero ottenere grandi risultati.
E’ per questo che faccio parte del CIM: proprio per ottenere quella dignità derivante dall’ essere tra coloro che hanno cercato, con umiltà e semplicità, di trovare una soluzione ai problemi che, ogni giorno, limitano la libertà di avere la passione del motociclismo.
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D: Veniamo a domande più generiche, slegate dal discorso del C.I.M., da dove nasce la tua passione per la moto?
R: Bella domanda! A novembre compirò i miei primi 46 anni e, anche se non sembra, cominciano ad essere un bel numero. Un numero tale da avermi quasi fatto dimenticare le origini della passione. Che io ricordi, c’è SEMPRE stata. Mia madre mi ha sempre raccontato che le mie prime parole non furono né mamma né papà, ma “brum brum”!
Credo proprio che fossero i segni premonitori di un futuro dedicato alla passione per i motori di qualsiasi tipo. Ma la moto è il “Motore”per antonomasia, non per niente in Emilia la motocicletta viene chiamata “Motur”. A mio avviso, credo senza essere smentito, la moto è il mezzo che meglio si identifica e si accompagna con la parola “libertà”.
Nessun altro mezzo può regalare quelle emozioni che un motore e due ruote riescono a trasmettere. Qualsiasi siano i problemi, le preoccupazioni o anche gli acciacchi che possiamo avere, una volta saliti in sella e acceso il motore, tutto comincia a dissolversi; una volta inserita la prima tutto resta fermo e IO/NOI entriamo in una dimensione che solo chi ha la vera passione può provare e conoscere.
Quella dimensione che ti porta in uno stato di grazia e di serenità tale da ritemprare l’organismo nel suo intero, in modo completo e senza controindicazioni. Una volta rientrati, possiamo ancora trovare gli stessi problemi che avevamo lasciato, ma ora li possiamo affrontare con rinnovata forza, quella che abbiamo trovato ed accumulato durante il nostro viaggio extradimensionale.
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D: Quando ti presenti socialmente nei forum in rete, alla domanda "che moto hai", rispondi ironicamente "la mia"… cosa significa questo? Non identifichi in un marchio, come fanno molti, la tua passione per le due ruote ed un motore?
R: Una volta era una risposta ironica, ora è “LA MIA RISPOSTA”, anche quando rispondo di persona. Sono arrivato a dare questa risposta per merito della mia moto e a causa delle persone che ho incontrato. Ripeto: “persone”, non motociclisti, perché quelli sono rari. All’inizio, quando mi chiedevano che moto fosse, io mi prodigavo per spiegare il modello, poi mi sono stufato e ho desistito perché anche dopo aver spiegato loro per benino il tutto, il loro sguardo e la loro mente restavano nel vuoto comunque!
Conoscevano solo quelle che erano di moda in quel momento. Ho raggiunto il limite ad un raduno: ho parcheggiato involontariamente affianco ad una moto della stessa marca, ma con la cilindrata e il numero cilindri esattamente la metà della mia.
Il proprietario dell’altra moto si è avvicinato e ha cominciato a guardare la mia e, malgrado continuasse a girarci attorno, non ha capito il modello e mi ha chiesto che moto fosse. A denti stretti ho pensato: “analfabeta, ma non sei capace di leggere sul serbatoio?! Te lo devo leggere io?! “.
Anche dopo avergli detto cosa c’era scritto sotto il suo naso ha continuato a brancolare nel buio, così sono passato poi ad una spiegazione sintetica di che modello fosse e come risposta ho ricevuto: “ecco perché la mia è la metà della cilindrata della tua, perché ha la metà dei cilindri! “. Allora ho capito che molti dei motociclisti di oggi sono solo modaioli e non sanno neppure perché le ruote girano!
Un altro motivo deriva sempre dai molteplici pseudo motociclisti incontrati e conosciuti. Purtroppo, in questa Italia dell’apparire molto e poco dell’essere, mio malgrado, mi sono spesso imbattuto in persone che ti valutano solo dal mezzo che possiedi, senza neppure considerare chi sei.
Ho trovato la mia moto d’occasione, infatti il vecchio proprietario l’aveva tenuta 10 mesi e percorso solo 3000 km, insomma, un vero affare. Da 10 anni la guido con soddisfazione e dopo tutto questo tempo mi sono davvero stufato di incontrare motociclisti che, dopo avermi chiesto che moto abbia, restano attoniti davanti alla mia risposta. Cosa cambia una volta che si sa che moto guido? Cambiate idea su di me? Quindi perché devo perdere tempo a rispondere a chi non se ne intende di moto o peggio, ti ghettizza una volta che capisce che non hai una moto come la sua? Ecco spiegato perché, in maniera semplice, diretta e ferma, continuerò a rispondere “LA MIA !“
Per finire, non mi identifico in un modello o in un marchio. Per me la moto, essendo il sinonimo di libertà per eccellenza, non si deve sclerotizzare in mere questioni di marca o modello. Le moto sono TUTTE interessanti, tutte hanno il loro fascino, anzi, se potessi ne avrei a decine, di tutte le marche e modelli; il solo imbarazzo consisterebbe nel decidere quale accendere per prima la mattina e da che parte svoltare la ruota anteriore, e basta.
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D: Ritieni che il motociclismo in Italia abbia ancora spazio o rischi di diventare solo un fatto di costume o peggio ancora solo di "moda" o "apparenza”?
R: Voglio essere fiducioso, voglio mantenere la speranza che le nuove generazioni siano migliori di quelle passate. Ho incontrato motociclisti di “lungo corso” che hanno tutta la mia ammirazione, ma anche alcuni motociclisti di “lungo sorso” che hanno solo fatto del male alla reputazione dei motociclisti. Ho conosciuto, poi, giovani motociclisti per cui la moto è soltanto un gingillo da esibire fuori dal bar, a cui importa solo che sia l’ultimo modello, quello di moda, altrimenti rischierebbero seriamente l’esclusione dal branco. Ma fortunatamente ho anche incontrato giovani motociclisti che fanno ben sperare ed è a loro che rivolgo la mia fiducia per il nostro futuro motociclistico. Agli altri posso solo dire: buona fortuna, ma fate che la vostra strada non incroci la mia!
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D: Una domanda di rito, ma che va fatta: hai un sogno da realizzare con la tua moto, che ancora non sei riuscito a soddisfare?
R: Non ne ho uno solo, ma tanti! Spesso viaggio mentalmente verso mete lontane e meravigliose … Almeno finché il viaggio è solo con la fantasia resta economico. Questa crisi, infatti, ha ridimensionato tutto. Ma potrei anche pensare che, in fondo in fondo, non guasti, perché mi ha rimesso con i piedi per terra. Ora assaporo molto di più anche una semplice gita fuori porta e ho scoperto che pure subito dietro l’angolo si possono percorrere strade di tutto rispetto, che portano a scoprire angoli della nostra terra prima snobbati solo perché “erano vicini”. Ho capito che spesso non sono le migliaia di chilometri che segnano i tachigrafi delle nostre moto a fare il motociclista, ma è come si sono vissuti quei chilometri a fare la differenza!
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Un grazie di cuore a Livio Zoli, segretario del Coordinamento Italiano Motociclisti per la sua disponibilità.
Scopo di questo spazio è quello di conoscere personaggi del mondo motociclistico che dedicano parte del loro tempo per questa passione: chi fosse interessato contatti i nostri recapiti.
Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione
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