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Abbigliamento obbligatorio per motociclisti: in agenda a Bruxelles!

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E' in arrivo un'altra tegola sulla nostra testa? Chi pensava che dopo le nuove norme sull'omologazione, la terza direttiva sulla licenza di guida e l’obbligatorietà dei controlli tecnici periodici annuali per le moto (che per ora abbiamo bloccato, per vostra fortuna), avessimo avuto già la nostra bella dose di 'Bruxelles', dovrà ricredersi, perché la prossima “grana” è già a portata di mano.

Questa mina vagante parte dalla Direttiva 89/391/CEE, od in parole vere e proprie “Direttiva del Consiglio del 12 giugno 1989”, concernente “l’attuazione di misure per incoraggiare miglioramenti nella sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro”

Questo schema costituisce la base per un altra direttiva, vale a dire la 89/656/CEE, o la "direttiva del Consiglio del 30 novembre 1989 concernente i requisiti di minima sicurezza e salute per l'uso da parte dei lavoratori di dispositivi di protezione individuale sul luogo di lavoro (direttiva terzo individuale ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 89/391/CEE)."

Ma attenzione, non abbiamo finito ed arriviamo al nocciolo della questione ovvero la direttiva 89/686/CEE, "Direttiva del Consiglio del 21 dicembre 1989 concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale." 

Protezione (personale) si intende «un insieme di attrezzature o mezzi d'intesa destinati ad essere indossati o tenuti per proteggere contro uno o più rischi che minacciano la salute e possano costituire una sicurezza nei confronti della persona»

E’ sulla base di questi orientamenti, che sono stabiliti gli standard a cui si devono attenere sia i caschi che i sistemi di protezione del nostro abbigliamento motociclistico. Queste norme sono stabilite dal CEN (Comité Européen de Normalisation), nel cui ambito vengono a cooperare i 33 ”impianti” delle norme nazionali europee. 

Per le giacche ed i pantaloni professionali per i motociclisti i requisiti di sicurezza sono descritti in dettaglio nelle norme EN 13595-1, EN 13595-4 (da -1 a -4). 

Questi quattro standard includono requisiti generali, la determinazione della resistenza all'usura, determinano la resistenza alla lacerazione, la determinazione della resistenza. 

Queste norme si basano su due livelli di protezione: uno che si applica a velocità fino a 50 chilometri (35 miglia) all'ora ed uno per velocità più elevate e, quindi, considerando un livello di protezione superiore. 

La prima differenza tra le due prime e le ultime direttive è relativa alla 319/89 ed alla 89/656 che sono rivolte ai dipendenti, ovvero nel nostro caso a quella parte della popolazione europea che utilizza per il proprio lavoro le motociclette, come ad esempio la polizia, o guidano mezzi a quattro ruote come gli autisti di ambulanze, i corrieri espressi, etc… 

La direttiva 89/686/CEE si applica generalmente in questi casi. Tutti i caschi per moto per tutti i motociclisti in Europa devono comunque soddisfare gli stessi requisiti delle direttive citate per i “lavoratori” di cui sopra.

Ma c'è un'altra differenza. 

Sulla base della direttiva per motociclisti “professionali” (definiamoli semplicemente così) questi requisiti sono maggiormente regolati rispetto alla direttiva generale. 

Ecco perché le direttive 89/319 e 89/656 riguardano l'obbligo del datore di lavoro verso i suoi dipendenti per assicurare un'adeguata protezione e definiscono anche l'obbligo dal dipendente, quando si tratta di uso di DPI. 

Per attuare tale obbligo lo stesso deve essere ben descritto. La direttiva generale 89/686/CEE, è solo l'adattamento delle diverse norme esistenti tra gli Stati membri. 

Fino ad ora, la Commissione Europea non ha trovato necessario includere l’abbigliamento motociclistico in questa direttiva, ma questa posizione potrebbe cambiare nel breve termine.

Avete letto bene: 'fino ad ora' e 'cambiare'. 

Perché ciò che sta accadendo? Poiché diversi partiti stanno sollecitando nella direzione di applicare le norme EN 13595 non solo a motociclisti “professionali”, ma anche per tutti i motociclisti in generale. 

Avrete senz’altro notato che al giorno d'oggi i poliziotti in moto ed in generale chi rappresenta delle autorità su motoveicoli da strada sono molto, ma molto visibili? Questo genere di abbigliamento ad alta visibilità ha a che fare con gli standard “professionali” che abbiamo citato. E’ da questa impostazione che sta iniziando una nuova “pressione” sulla Commissione europea per ampliare la portata delle norme EN 13595. 

Il tema della sicurezza è molto sentito a Bruxelles, e soprattutto quando è sensibile ad un discorso di sovvenzioni.

Sovvenzioni per avviare indagini sulla sicurezza dei motociclisti oppure altre inchieste per elaborare norme nuove o modificate per nuovi obiettivi. L'Istituto Spagnolo CIDAUT ad esempio, è un ente che opera su questo tipo di fondi comunitari. 

Recentemente ha completato il progetto MOSAFIM. 

Il nome del progetto sta a significare «miglioramento sicurezza dei motociclisti attraverso un comportamento stradale migliore dei dispositivi ed attrezzature e primo soccorso». 

Sul sito web di MOSAFIM si dichiara che "questo progetto è presentato da un consorzio che riunisce una vasta esperienza in sicurezza motociclistica di un laboratorio (CIDAUT Foundation), la vasta conoscenza sulla biomeccanica (Ludwig-Maximilians-Universität), l'esperienza sui dispositivi elettronici per i motocicli (Metasystem) e la collaborazione della Federazione Motociclistica più importante (FIM-Fédération Internationale de Motocyclisme)"

Due centri di ricerca, quindi, che si muovono in base a finanziamenti erogati per sovvenzione, da parte di un'azienda ICT e dalla Federazione Sportiva Motociclistica che stanno cercandodi ottenere una sorta di figura di tutori della sicurezza del motociclismo.

In data 17 dicembre 2013 sono stati presentati i risultati del progetto di cui sopra. 

Non a Bruxelles, come ci aspetterebbe, ma presso la fondazione CIDAUT in quel di Valladolod (Spagna), quindi ben lontano dalla possibilità di qualsiasi critica interrogativa in un contesto europeo. 

Sulle conclusioni del MOSAFIM possiamo essere brevi: sostanzialmente questo studio attesta che le norme relative all’abbigliamento motociclistico professionale (caschi, giacche, guanti e stivali) si debbano applicare comunque a tutti i motociclisti in generale. 

Se ci fossero dei riscontri negativi nell’uso di questi strumenti, il sistema eCall dovrebbe rilevarli (una proposta per introdurre questo sistema per autovetture e autocarri leggeri è stato recentemente adottato dal Parlamento europeo) e dovrebbe essere operativo utilizzando sofisticate apparecchiature elettroniche per stabilire la natura delle ferite ed il trattamento appropriato. 

Da qui la partecipazione di una società IT nel progetto.

Ovviamente tutto ciò sembra abbastanza positivo: requisiti minimi per l’abbigliamento motociclistico in modo da rendere l’uso del mezzo più sicuro, ma ciò è vero? Non lo è. 

Prima di tutto, non stiamo parlando solo di equalizzazione dei requisiti minimi dell’abbigliamento per motociclisti professionali ed altri piloti, ma parliamo anche dell'obbligatorietà di indossare attrezzature omologate per moto. 

In qualsiasi momento, ovunque, in tutta Europa. 

Se la lobby che preme su questo tipo di sicurezza otterrà quanto richiede, in pochi anni si arriverà all’obbligo dell’abbigliamento per motociclisti come verrà stabilito. 

C'è un altro aspetto della ricerca di cui non fa menzione il progetto MOSAFIM: a volte, solo a volte, si sta meglio senza l’abbigliamento “tecnico-protettivo” che risulta soffocante. 

Questo fatto è stato convalidato da studi scientifici, per esempio, lo studio sull’abbigliamento australiano del George Institute for Global Health, (Liz de Roma et al, Sydney, 2011) che ha concluso: "questi risultati hanno implicazioni per le decisioni politiche legate ad incoraggiare l'uso di indumenti protettivi, tuttavia l'obbligo dell’uso non è raccomandato in questa fase relativamente alla moto".

Il motivo per questo è "l'obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione è improbabile da essere fattibile o efficace, dati noti problemi ergonomici, la mancanza di standard globali e la mancanza di controllo di qualità in abbigliamento protettivo moto come testimoniano i tassi di insuccesso in questo studio"

Significato effettivo dello studio: i ricercatori mettono in dubbio l'efficacia degli agenti protettivi, in quanto ci sono ancora troppi problemi ergonomici, non ci sono standard globali validi e spesso si riscontra un esito negativo del controllo di qualità.

In questo ultimo paragrafo valutiamo nuovamente le conclusioni dello studio sull’abbigliamento. 

In primo luogo, la questione dell'efficacia. 

I ricercatori hanno scoperto che alcune lesioni erano più comuni nei motociclisti che indossavano indumenti protettivi ed altre risorse come protettori della colonna vertebrale, rispetto a motociclisti che non ne fanno uso. 

Circa l'aspetto ergonomico il ricercatore Liz de Roma, già citato, ci ha riferito  qualche anno fa: "la protezione di questo abbigliamento è molto buona se cadi fuori dal tuo mezzo ma se ciò accade perché sei svenuto dal caldo, a causa della vostra attrezzatura da moto, conviene non indossarla.” 

Circa la qualità effettiva, lo stesso esperto ci ha riferito che spesso abbigliamenti costosi prodotti dai principali marchi sovente non sono efficaci a causa di insufficiente qualità delle cuciture. 

Per inciso, non è così strano se si considera che i produttori stessi sono responsabili della verifica della conformità con le norme europee.

Di fatto  “convalidano loro il proprio lavoro”!

Gli studi obiettivi sull’abbigliamento tecnico sottolineano in parte le nostre perplessità.

Uno standard omogeneo per tutta l'Europa non terrebbe conto delle circostanze locali: gli stessi requisiti si applicherebbero per la Svezia settentrionale come per il sud della Spagna, il sistema di controllo di qualità non sarebbe efficace, e c'è ancora insufficiente chiarezza circa l'efficacia vera e propria dei vari mezzi protettivi. 

Ed infine poniamo una questione fondamentale: vogliamo essere trattati da adulti quali in effetti siamo!

Articolo di Dolf Willigers (MAG NL) che ha indagato sul prossimo argomento relativo al mondo delle moto nell'agenda europea, ovvero l’abbigliamento moto obbligatorio.

Traduzione ed adattamento a cura dell'Ufficio Comunicazione del Coordinamento Italiano Motociclisti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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