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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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Non è un Paese per Pulcinella...

Giudice

Parafrasando il titolo del film dei fratelli Coen ("Non è un Paese per vecchi"), questo è quanto si può certo dire della Svizzera.

Frasi come "chiudiamo un occhio", "in deroga al regolamento…" "con le dovute eccezioni…" , oppure "lasci perdere, è figlio di…" qui non funzionano: la legge è legge. Punto.

Lo ha capito sicuramente il nostro connazionale Sergio Giorno che è incappato nel giorno dell’epifania, nei controlli della severissima polizia cantonale che gli ha comminato una maximulta da 1000 franchi svizzeri (808 euro e 13 centesimi) per un eccesso di velocità.

«Ero andato in Canton Ticino per fare una gita con la mia famiglia – ricorda – insieme a me c’erano mia moglie e i nostri tre figli di quattro, sei e sedici anni. 

Ho lasciato mia moglie a Chiasso per fare una passeggiata in centro e vedere i negozi, mentre io mi sono diretto verso il Casinò di Mendrisio, per tentare la fortuna. Già lì mi sarei dovuto accorgere che non era una gran giornata, in poco tempo ho perso tutta la somma che avevo messo da parte, così mi sono rimesso in auto per tornare a riprendere mia moglie».

Un po’ arrabbiato per essere stato tradito dalla fortuna il signor Sergio non ha notato i cartelli che indicavano il limite di 80 chilometri orari in prossimità del valico di Brogeda

«Ero in buona compagnia, tutti automobilisti italiani, se il limite c’era non l’abbiamo visto, eravamo in quella terra di nessuno tra i due Stati – ricorda – a un certo punto la polizia elvetica ci ha affiancato segnalandoci di seguirli. C’era un dispiegamento di forze che non avevo mai visto, almeno quindici agenti, ci hanno fatto uscire dall’autostrada e parcheggiare in una grande area di sosta dove uno per uno siamo stati fatti salire su dei furgoni attrezzati ad ufficio».

Al signor Sergio è stato contestato l’eccesso grave di velocità, con l’applicazione del nuovo codice della strada che da questa parte del confine tiene conto anche del reddito del trasgressore. 

«Mi hanno fatto un sacco di domande – spiega – hanno voluto sapere che lavoro facevo, cosa ero andato a fare in Svizzera e alla fine mi hanno detto che se rivolevo l’auto dovevo pagare mille franchi. Quando ho detto loro di non avere quel denaro con me hanno disposto il sequestro del mezzo, sono stati irremovibili anche quando ho ricordato loro che c’erano mia moglie e i miei figli che mi aspettavano». 

Così senza più l’auto, la Ford Fiesta tra l’altro intestata alla moglie, il signor Sergio è dovuto tornare a Milano in treno da Chiasso, ed una volta recuperata la famiglia, tornare in Canton Ticino in seguito a riprendersi l’auto pagando quindi la somma richiesta.

Dura lex, sed lex.

Coordinamento Italiano Motociclisti
Ufficio Comunicazione

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