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Aggiornamento:Mar, 23 Nov 2021 4pm

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La sicurezza non è un limite

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Credo che tutti i motociclisti sappiano quanto la sicurezza sia influenzata dalla esperienza che si ha nella guida. L'errore umano è sempre in agguato e basta guardare una gara motociclistica per vedere che anche professionisti della guida commettono degli errori, solo che le piste sono realizzate in modo tale da ridurre le possibili conseguenze.

Le strade pubbliche però sono diverse, hanno il doppio senso di circolazione, non hanno vie di fuga e si possono incontrare persone che hanno esperienze di guida significativamente diverse dalle nostre. Noi possiamo anche essere certi di sapere impostare ogni curva alla perfezione, ma la nostra esperienza non basta quando su una strada di montagna incontriamo un altro veicolo (auto, moto, furgone, non importa cosa sia...) che ha impostato male la curva, e sta invadendo la nostra corsia mentre sopraggiungiamo.

In queste situazioni per evitare incidenti si deve riuscire a cambiare la nostra traiettoria, e per riuscire a farlo non è solo questione di capacità personale, dobbiamo fare i conti con le leggi della fisica. Per cambiare traiettoria dobbiamo contrastare l'energia cinetica che ha accumulato la nostra moto, che dipende anche dalla velocità. Quindi più si va veloci, più sarà difficile cambiare traiettoria. Motivo per cui è vitale guidare sempre a velocità che siano adeguate alle strade percorse.

Considerando le caratteristiche della strada e l'esperienza minima che dovrebbe avere ogni utente della strada, si possono determinare i limiti massimi di velocità ammissibili su ogni tipo di strada per viaggiare in piena sicurezza. Molti motociclisti ne sono consapevoli, e rispettano questi limiti. Purtroppo esiste una minoranza di persone che ritengono di avere capacità di guida tali da potersi permettere di ignorarli, o addirittura di sfidarli, cercando di superarli il più possibile.

Ritengo che siano tanti i motociclisti che hanno avuto modo di incrociarli: persone che credono che la strada possa diventare la loro pista privata, che guidano come se ci fossero solo loro, che non danno alcuna importanza al fatto che sulla strada ci possono essere anche altri utenti che hanno intenzione di rispettare i limiti imposti e che magari hanno capacità diverse dalle loro.

Persone che arrivano a dire che andare in pista è meno emozionante, perché mancano i limiti, perché le piste sono più sicure delle strade.

Queste persone (che malgrado utilizzino una motocicletta, non riesco a definirli "motociclisti") sono coloro che affliggono la circolazione stradale di molte strade di montagna, rendendole pericolose per tutti, creando situazioni in cui la categoria dei motociclisti viene denigrata e indicata come causa di pericolo. Queste persone creano una generalizzazione negativa nei confronti dei motociclisti, che finisce anche con il coinvolgere le forze dell'ordine (fatte a loro volta da esseri umani) che pur di mettere un limite a queste infrazioni finiscono con il realizzare campagne di controllo delle strade che risultano essere punitive per tutti i motociclisti, anche per coloro che i limiti li rispettano.

Secondo il CIM coloro che scambiano la strada per una pista deveno essere correttamente identificati in modo da attribuirgli la responsabilità delle loro infrazioni, e poi duramente sanzionati. Non stiamo parlando di quelli che superano i limiti di 10/15 Km/h. Può capitare a tutti e non sono queste le persone che creano situazioni di pericolo. Anche chi ha fatto le Leggi lo sa, e ha previsto sanzioni che aumentano con l'aumentare della velocità. Ma non esiste nessuna attenuante per chi va a velocità che possono raggiungere anche i 150 Km/h su una strada di montagna.

Per identificarle non serve una campagna per la sicurezza stradale, bastano dei controlli fatti con continuità sulle strade maggiormente afflitte da questo problema. Basta avere i limiti di velocità di sempre e usare i classici autovelox. Verrebbero sanzionati solo coloro che davvero guidano in modo pericoloso, e con qualche weekend di attività si arriverebbe a creare un deterrente sintonizzato su coloro che davvero devono essere fermati.

Però sembra che la strada scelta da alcune istituzioni sia diversa. Si preferiscono azioni della durata di qualche ora, oppure mettere divieti di sorpasso che durano per chilometri, creando situazioni difficilissime da rispettare da parte di ogni tipo di utente della strada. In questo modo si creano occasioni in cui diventa facile commettere una infrazione, riuscendo così ad elevare svariate decine di contravvenzioni in capo a poche ore. Situazioni che creano scalpore, al punto da pubblicare con enfasi su molti giornali i risultati di queste campagne, con un effetto denigratorio sulla categoria dei motociclisti, coinvolgendo anche coloro che i limiti li hanno sempre rispettati. Ma la certezza di avere colpito chi usa le strade come una pista, cosa che farebbe piacere a noi e a tantissimi motociclisti, non c'è.

Il ricorso a limiti esageratamente restrittivi porterà molti motociclisti a guidare con l'ansia di essere sanzionati. Ma la maggior parte dei motociclisti ha interesse a rispettare i limiti, a patto che siano sensati. Questi motociclisti perderanno il piacere della guida, il piacere del turismo, e preferiranno andare su strade con limiti adeguati, per poterli rispettare senza patemi.

Per chi invece il superamento dei limiti è uno stile di vita, non cambierà nulla. Tanto i controlli non sono effettuati con continuità, e vengono effettuati in modo tale che sarà facile capire quando sono in corso. Chi vorrà esagerare troverà dei modi per eludere i controlli (gli Italiani sono bravissimi in questo) e continueranno a scorrazzare su queste strade, superando i limiti non più del 150%, ma questa volta del 200%, dato che i limiti sono ancora più bassi. Ed eludere i controlli sarà un ulteriore motivo di vanto.

Quello che vogliamo dire è che il CIM non ritiene che ogni contravvenzione fatta ad un motociclista sia necessariamente sempre sbagliata. Ritiene anzi che chi guida al di fuori delle regole debba essere identificato e sanzionato in proporzione della infrazione commessa, ma la soluzione di abbassare i limiti e fare campagne di sicurezza non serve per rendere più sicure le strade. Serve solo per aumentare il numero di motociclisti che si troveranno in condizioni di infrangerli, scoraggiando i motociclisti dal percorrere alcune strade, mentre le persone che vogliono il brivido della velocità e che hanno creato questa situazione non saranno ancora adeguatamente sanzionate.

In altre parole "la sicurezza non è un limite", cosa che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti sa benissimo, anche per via della campagna del 2006 che portava proprio questo nome.

Magari ricordarselo non sarebbe una cattiva idea.

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