Manutenzione alle strade? Iniziamo con una ramazza!
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10 Set 2012
- Scritto da Marco Polli
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In queste ultime settimane ho avuto occasione di parlare con molti motociclisti a proposito del pedaggio sul Passo dello Stelvio e del nostro evento di protesta del 23 Settembre.
La prima cosa che ho notato (soprattutto a Luglio) è quanto la notizia della prossima istituzione di questo pedaggio sia poco conosciuta. Sono stati davvero in tanti quelli che hanno appreso la notizia con sorpresa.
In pochi hanno visto con positività la nuova gabella, dato che questo pedaggio dovrebbe essere utilizzato per la manutenzione delle strade e il miglioramento dei servizi pubblici. Ho comunque visto delle perplessità quando gli facevo notare che sono stati estremamente efficienti e precisi nello stabilire i prezzi e come pagare, mentre sono stati vaghi e approssimativi nel definire come saranno usati i proventi del pedaggio.
Il fatto che chiedano il pagamento subito, per realizzare poi qualcosa di indefinito (cosa verrà realizzato, come e quando, non sono stati dichiarati con chiarezza) qualche dubbio lo crea. Di solito prima si dovrebbero realizzare le infrastrutture e solo successivamente richiederne il pagamento.
La stragrande maggioranza dei motociclisti ha mostrato una reazione di fastidio e di irritazione per questo nuovo pedaggio. Le motivazioni sono varie, a partire dal fatto che si ritiene assurdo fare pagare per il passaggio su una strada statale (quindi pubblica), per poi constatare l'esosità della cifra richiesta (10,00 € per la validità di una settimana) e il fastidio di vedere che le motociclette dovranno pagare come le autovetture.
Alla dimostrazione di tale fastidio mi sarei aspettato di vedere la voglia di reagire, ma sono rimasto perplesso dalle proposte. I rinunciatari erano la maggioranza, dicendo "farò un'altra strada". A loro si aggiungevano quello che non si sentivano coinvolti dal problema, dicendo che tanto dal versante trentino (dove si pagherà il pedaggio) non scendono mai. Anche il fare presente che è previsto che tutti i passi del Trentino diventino a pedaggio non cambiava questi atteggiamenti, dicevano che sarebbero andati altrove.
Alla proposta di una possibile azione di protesta alcuni mostravano interesse, altri erano loro che la richiedevano, ma erano tanti quelli che commentavano con un "tanto non serve a niente". Sono consapevole che sia difficile fare cambiare una decisione di questo tipo, ma non sono d'accordo sul dare per scontato che è impossibile che qualcosa possa essere modificato. Però da parte dei motociclisti ho constatato una diffusa sensazione di inesorabilità, come se quanto deciso della amministrazione provinciale di Bolzano sia oramai scritto nel granito, come una legge divina.
Il culmine è arrivato quando mi è stato risposto "tanto si sa che le manifestazioni non servono". A questo punto non ho potuto resistere nel chiedere da dove arrivasse questa "conoscenza". Ritengo infatti che per potere dire "tanto si sa" ci dovrebbe essere una specifica esperienza pregressa, si dovrebbe avere partecipato a più manifestazioni senza avere mai conseguito alcun risultato. Solo con una serie di esperienze negative si può arrivare a dire "tanto si sa...". Ma in mancanza di queste esperienze, affermazioni del genere sono solo pretestuose, sono solo scuse.
Esperienze che non possono essere state fatte, dato che di manifestazioni di questo tipo non ce ne sono mai state.
Sto parlando di manifestazioni in cui i motociclisti abbiano saputo unirsi, mostrarsi compatti contro decisioni che erano a loro discapito, discriminatorie nei loro confronti. E la motivazione è proprio questa falsa certezza che "tanto non serve a niente".
Eppure, a livello locale, ci sono stati degli eventi che hanno fatto cambiare decisioni prese dalle amministrazioni pubbliche. Una fra tutte, quando a Milano i motociclisti hanno reclamato contro la decisione di fare pagare l'accesso alla Area C anche ai motoveicoli. In seguito ad una protesta, organizzata da associazioni locali, l'amministrazione di Milano ha cambiato rotta.
A questo punto mi viene da pensare che tutta questa certezza che una manifestazione non serva, sia in realtà una scusa usata da coloro che dentro di loro sanno che dovrebbero fare qualcosa, ma per pigrizia o egoismo, non hanno voglia di impegnarsi in prima persona. Adducendo come motivazione il fatto che tanto non serve, cercano di dare una motivazione concreta e legittima alla loro assenza.
Purtroppo non possiamo essere certi che una protesta porti dei risultati, ma a tutt'ora non esiste nemmeno la certezza del contrario. Perché un certo evento si possa ritenere utile o inutile, deve prima essere fatto. Altrimenti sono solo pregiudizi.
E le amministrazioni pubbliche fanno di tutto per trarre profitto da questi pregiudizi. Proprio perché sanno che la sensazione che prevale è quella che tanto protestare non serve, se ne approfittano, e mettono in pratica una serie di azioni che spesso sono particolarmente mirate a colpire i motociclisti.
Come volere imporre un pedaggio senza distinzioni tra autovetture e motoveicoli. Come mettere limiti di velocità sulle strade di montagna dicendo di volere colpire i motociclisti indisciplinati, senza considerare che i limiti sono talmente bassi che si arriva fare compiere infrazioni anche ai motociclisti più virtuosi. Con il risultato di dare sanzioni a pioggia, senza riuscire a colpire coloro che hanno sempre scambiato la strada per una pista, ottenendo però di "fare cassa".
Queste sono solo alcune delle situazioni che potrebbero essere contrastate dalla attività di una associazione come il CIM, ma per contrastarle abbiamo bisogno di essere in tanti. Abbiamo bisogno della partecipazione di un gran numero di motociclisti, che vogliano unirsi a noi nel richiedere che vengano rispettati i propri diritti.
Ma fino a che sarà più facile cedere al comodo preconcetto che "tanto non serve a niente", sarà davvero difficile riuscire ad ottenere qualcosa. E per le amministrazioni pubbliche sarà sempre più forte la consapevolezza di potere fare il bello e il cattivo tempo, senza nessun limite.
Magari qualcuno arriverà a proporre una soluzione per migliorare la manutenzione sulle strade di montagna: l'obbligo di mettersi una scopa nel sedere per pulire la strada mentre si cammina. E non sarà nemmeno possibile protestare: siccome non lo abbiamo mai fatto prima, perché cominciare a farlo?
Dopotutto con il silenzio abbiamo implicitamente consegnato, a chi ci governa, il permesso di fare quello che vogliono senza alcun limite. E sarà diventato davvero troppo tardi per fare cambiare le cose.
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Commenti
E l'ignavia, l'apatia dei motociclisti è più che evidente....la risposta italiota è sempre quella del "....e io mi arrangio...."
Cambieremo mai qualcosa ? Beh....chi lo fa dormirà sogni tranquilli...con la coscienza tranquilla.
Il messaggio dovrà poi essere approvato.