Divide et impera
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21 Mar 2014
- Scritto da Marco Polli
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In politica e sociologia si usa per definire una strategia finalizzata al mantenimento di una situazione di predominio, dividendo e frammentando il potere dell'opposizione in modo che non possa riunirsi contro un obiettivo comune.
Elemento tipico di questa tecnica consiste nel creare o alimentare i dissapori tra diverse fazioni, magari tramite la concessione di favori ad una e negandoli all'altra. Così facendo si crea un deterioramento dei rapporti tra le fazioni rendendo impossibili eventuali alleanze o coalizioni tra esse che potrebbero mettere in discussione il potere dominante.
E' una strategia utilizzata molto spesso nel nostro Paese, e sono state storicamente create situazioni che rendono molto facile applicarla, basti pensare ai dissapori basati sulle differenze esistenti tra nord e sud.
Però gli Italiani hanno avuto modo di dimostrare che molto spesso non serve nemmeno darsi da fare ad attuare strategie di questo tipo: esistono contesti dove la divisione è totalmente spontanea. Un esempio lo vediamo con il tifo calcistico.
Basta una normale partita per assistere a scene che di sportivo hanno ben poco, ma quando arriva un rigore negato, una partita persa, si può arrivare ad accese manifestazioni di piazza contro la squadra avversaria. Cose che per motivi più generalizzati e ben più seri (come le problematiche sul lavoro o sulle pensioni) non si sono mai viste.
Ma non crediate che i motociclisti siano superiori a questi problemi! Le manifestazioni di questa rivalità sono forse meno esplicite, ma sono comunque molto radicate e vivono di vita propria, non dipendendo da eventi esterni come un rigore negato.
Si narra della solidarietà che dovrebbe esistere tra motociclisti, del loro spirito di corpo, a parole siamo tutti fratelli, ma appena possiamo sembra si voglia fare di tutto per rivendicare il fatto di essere dei figli unici. Basta entrare in un qualunque forum motociclistico per leggere che per essere "motociclisti" si deve avere un certo tipo di moto oppure un certo stile di guida (che molto spesso prevede ignorare i limiti).
Le fazioni che si contrappongono sono tantissime. Si parte da quelle generaliste (moto vs scooter), per passare a quelle di categoria (enduro, sport, turismo, naked, custom) per arrivare a quelle di marca, e all'interno di questo, a quelle di uno specifico modello.
Alla fine è un "tutti contro tutti" che sembra avere come unico obiettivo il dimostrare che le proprie particolarità rendono diversi (e superiori) rispetto gli altri, e che porta a formare gruppi specifici che non vogliono condividere nulla con altri gruppi simili.
E dove sarebbe finita la "solidarietà" che dovrebbe contraddistinguere i motociclisti?
Alla fine si scopre che si è disposti ad essere solidali solo verso coloro che si ritiene facciano parte del proprio gruppo specfico, solo verso coloro che si ritiene siano "motociclisti", ma poi tutti gli altri possono anche arrangiarsi.
Questo lo vediamo ogni volta che proponiamo una iniziativa ai motociclisti. Qualcuno aderisce con entusiasmo, ma restiamo sempre allibiti per quelle risposte che vogliono dimostrare che, per un motivo o per un altro, è una iniziativa relativa ad un argomento che non li coinvolge.
Se si parla di polizze, salta sempre fuori qualcuno che dice "tanto io pago poco". Se si parla di pedaggi, dicono "tanto io vado su altre strade". Se si parla di guard rail, ci sono quelli che dicono "tanto io vado solo fuori strada".
In altre parole "state parlando di qualcosa che non mi riguarda perché sono di una categoria speciale, quindi non ho motivo per participare". Si trovano solo motivazioni per tirarsene fuori, quindi per lasciare gli altri nei loro problemi.
E questi poi dicono di essere "fratelli"? Ma di chi?
Non so voi, ma io un "fratello" così, che sa solo dire "tanto a me non riguarda, sono fatti tuoi" io non lo ritengo "fratello".
Il CIM vuole tutelare TUTTI gli utenti di motoveicoli, poiché anche se sembra che alcune situazioni coinvolgano solo determinate categorie di questi utenti, in realtà è tutto collegato, tutto alla fine fa riferimento alla considerazione che le istituzioni hanno degli utenti di motoveicoli.
Non importa se sono custom, sportive, turistiche, enduro, naked, scooter. Per le istituzioni NON CI SONO DIFFERENZE, e la disattenzione è per tutti. Nemmeno l'asfalto fa differenze, scortica chiunque. Nemmeno i guard rail fanno differenze, dilaniano chiunque. Non guardano targa, cilindrata, tipo di moto. Le distinzioni le fanno solo i diretti interessati.
Mentre le persone si affannano a mostrare di essere diversi, e si "dividono" da sole, le istituzioni (quindi guard rail, pedaggi, assicurazioni, limiti senza senso...) "imperano" senza problemi su tutti quanti.
L'ovvia considerazione finale non può essere che questa: la prossima volta che vi lamentate per un problema, e arriverete (come quasi sempre avviene) a dire "perché nessuno non fa mai nulla?" sappiate che state rinnegando le vostre responsabilità.
L'unica domanda lecita da fare è: "Perchè io non faccio mai nulla?"
Però fatevela davanti ad uno specchio... se poi sarete sinceri nella risposta, potrebbe non piacervi.
Marco Polli
Presidente del Coordinamento Italiano Motociclisti
Il messaggio dovrà poi essere approvato.