Una lezione che non si vuole imparare
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09 Ott 2013
- Scritto da Marco Polli
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La prima volta che vidi la diga del Vajont era nel 1973, avevo 10 anni. Ero in giro nel bellunese con mio padre, e un giorno mi disse "oggi ti voglio fare vedere quanto l'uomo sa essere imbecille". Erano passati solo dieci anni da quando l'acqua scavalcò la diga, e i segni del disastro erano ancora molto evidenti. Mi ricordo che mi raccontò cosa avvenne, e mi disse anche che fu il menefreghismo delle persone che vollero la diga a creare il disastro.
Per molti Italiani quel disastro era considerato una casualità, ma chi abitava in quelle zone, sapeva benissimo cosa era realmente avvenuto. Da allora ci sono tornato altre volte, quando vidi per la prima volta Longarone erano ancora visibili dei segni della devastazione, oggi questi segni non sono più visibili. Quella gita fatta con mio padre mi restò dentro, come mi restò dentro il suo racconto di quello che avvenne.
Per anni sembrava che si volesse dimenticare questa tragedia, quando parlavo a qualcuno del Vajont capivo che non sapevano di cosa stessi parlando. Poi nel 1997 ci fu uno spettacolo di Marco Paolini, una orazione civile, che raccontò quel dramma, riportando alla luce anche il fatto che non fu una fatalità ma una disgrazia annunciata, e parlò di Tina Merlin, che nel suo libro "Sulla pelle viva" raccontava la verità che era stata troppo a lunga nascosta. Libro dal quale venne realizzato lo spettacolo di Paolini.
Una giornalista coraggiosa, che per i suoi articoli sugli eventi precedenti e successivi alla tragedia venne denunciata per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico". Fu poi processata e assolta dal Tribunale di Milano. E' grazie al suo lavoro e a Marco Paolini che gli dato visibilità che oggi, dopo 50 anni dalla tragedia, si ricorda quella tragedia con le parole che per anni non si è avuto il coraggio di dire.
E' una storia che tutti gli Italiani dovrebbero cercare di conoscere e di imparare, per capire quanto sia difficile raccontare la verità quando questa mostra l'inettitudine delle istituzioni, quando questa dimostra che coloro che dovrebbero tutelare i cittadini badano invece solo ai propri interessi. Una storia che parla della solidarietà che ebbe Tina Merlin da parte dei cittadini di tutta la zona per dimostrare che stava raccontando la verità.
Una solidarietà dovuta, dato che senza i suoi articoli e la collaborazione di poche altre persone, molto probabilmente tutto quello che avvenne sarebbe finito insabbiato, sotto lo stesso fango che avevo seppellito una buona parte di Longarone.
Oggi magari si pensa che le cose sono cambiate, che non possono più avvenire tragedie del genere, ma non lo ritengo per nulla vero. A partire dalla situazione in quella che oramai viene chiamata "terra dei fuochi" dove grazie ad un servizio delle Iene si sta dimostrando che ci può essere un serio problema per la salute di tutti, e non solo delle persone che abitano in quella zona, al punto che è stata attivata una raccolta firme perché vengano dati i nomi delle aziende coinvolte.
Queste situazioni sono diffuse a tutti i livelli, non è necessario arrivare ad una tragedia per trovare situazioni dove le istituzioni sembrano essere "distratte", o dove provare raccontare con chiarezza quello che succede porta ad avere delle ripercussioni per chi lo racconta.
Ce ne sono tante anche nel nostro settore, nel campo motociclistico. Ci sono zone d'Italia dove si era partiti con dei controlli per aumentare la sicurezza e si è finiti in una situazione che assomiglia ad una caccia alle streghe. Ci sono decisioni del parlamento europeo che a parole si interessa alla nostra sicurezza, ma sono anni che non riesce a definire una procedura per l'omologazione dei guard rail salvamotociclisti perché alcune nazioni (non l'Italia, vorrei ricordarlo) hanno votato contro. Per contro è molto attivo e disponibile a promuovere nuove normative per la revisione periodica dei motoveicoli, dove si propone di effettuare questa revisione ogni anno, e anche nel momento della vendita del motoveicolo.
Tutto solo per i motoveicoli, ovviamente, dato che servirà per migliorare la sicurezza dei motoveicoli. A nulla serve mostrare che la percentuale di incidenti per scarsa manutenzione è infinitesimale. Se si ricorda che in moltissimi casi la responsabilità è dei conducenti degli altri veicoli, allora si è subito pronti a riporoprre un obbligo per l'abbigliamento ad alta visibilità.
Il Coordinamento Italiano Motociclisti continua a raccontare questi fatti, e ci è già capitato di avere avuto dei problemi per averlo fatto, ma come diceva Marco Paolini, "perché una storia esista non si deve smettere di raccontarla". Non voglio paragonare l'importanza del lavoro di Tina Merlin a quello svolto da noi, e nemmeno le situazioni relative, ma non posso non notare che ci sono delle analogie.
E non posso non notare quanto sia stato importante che i cittadini di Erto, di Casso e di tutta la valle siano rimasti uniti e solidali, solidarietà che ha permesso, anche se dopo anni, di avere dei risultati.
Solidarietà che purtroppo manca tra i motociclisti italiani, troppo impegnati a sentirsi motociclisti quando si specchiano in una vetrina in sella alla loro moto, ma che poi si dimenticano di esserlo non appena spengono il motore.
Una solidarietà che se fosse concreta e non solo millantata tramite l'apparenza e le parole, farebbe cambiare le cose in brevissimo tempo.
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Commenti
C'è poi un altra frase detta da luca "abort" in un concerto a el paso "una menzogna raccontala 1000 volte e diventa verità" ed è quello che stanno facendo coloro dei piani alti e spetta a noi tenerci svegli e vivi per capire cosa è vero e cosa no
Purtroppo sono vere entrambe le cose che hai detto... soprattutto che tocca a noi essere attivi per capire cosa è vero e cosa no, e poi combattere per divulgare ciò che è vero.
Ops... ho detto "combattere"? Mi è scappato...
O forse no?
Il messaggio dovrà poi essere approvato.